Siamo negli anni '50 in Irlanda, quell'Irlanda di cui abbiamo conosciuto un drammatico pezzettino giusto qualche post fa con la storia di Philomena, ed una giovane ragazza (Saoirse Ronan) sta prendendo una nave per un lungo viaggio alla volta del nuovo continente, decisa a lasciare quella sua isola che è casa ma non ha nulla da offrirle. É ignara e inconsapevole di cosa sia la vita in America, ingenua, ma pronta a fare il suo dovere e a costruire qualcosa, se solo sapesse cosa.
"Brooklyn” è un racconto di formazione sussurrato.
La messa in scena è tradizionale ma allo stesso tempo è volutamente sommessa, come per dar spazio allo spettatore, dargli la possibilità di seguire la protagonista da vicino, più nell'intimo delle sue emozioni quasi mai platealmente espresse. Ed è forse questa la piacevole sorpresa di questo film: è silenzioso, ha un ritmo cullante, non incalzante, è dolce pure nel dramma, è caldo, ha tutte le caratteristiche della sua tenera ma grintosa protagonista che si trova a doversi costruire una nuova appartenenza, una vita da zero, a far crescere nuove radici in un posto così sconosciuto.
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